Itinerari Benedettini
Gli Itinerari Benedettini sono un meraviglioso percorso in una realtà senza tempo, in spazi incantati, dove la natura e l’arte narrano la religiosità di San Benedetto, indelebile esempio di profondità spirituale e impegno concreto nella comunità.
Con l’invito “Ora et labora”, il Santo umbro traccia un “itinerario benedettino” quanto mai concreto e valido, per una autentica esperienza spirituale.
Un cammino di preghiera, che conduce alla sua terra natale, Norcia, dove, pur vivendo per pochi anni, i saldi valori morali dei suoi abitanti educarono il giovane a una vita semplice e austera, fondata sulla famiglia e sul lavoro.
In queste seducenti vallate, San Benedetto conobbe la singolare esperienza di vita ascetica, che i Monaci siriaci, giunti da Antiochia sin dal sec. IV, conducevano in grotte e rifugi isolati, alla ricerca di un contatto più profondo e autentico con Dio.
Il giovane Benedetto fece tesoro di queste esperienze che trovarono una nuova e rivoluzionaria espressione nella Regola benedettina, dove la ricerca spirituale e l’impegno materiale si concretizzano all’interno della comunità monastica.
I religiosi, attraverso i secoli, abbandonarono l’austero ritiro nell’Abbazia, per avvicinarsi alle popolazioni che vivevano nei pressi del Monastero, delle quali divennero fulcro spirituale, culturale ed economico.
I Monaci benedettini furono i principali evangelizzatori dell’Europa e contribuirono in modo decisivo alla rinascita morale e culturale del continente dopo le invasioni barbariche.
L’itinerario benedettino attraversa, particolarmente, l’Umbria meridionale, anche se la presenza benedettina tocca la storia di moltissimi altri centri umbri, santificati dalla preghiera e bonificati dal lavoro dei “figli” di San Benedetto.
E’ il ritorno alle origini del grande Padre del Monachesimo occidentale, attraverso le Valli Nerina e Castoriana, già popolate dagli Anacoreti venuti dal Medio Ordiente.
Il percorso si snoda tra vetuste Abbazie e spelonche leggendarie e isolate, inserite in folti boschi sacri; tali mistiche realtà fanno delle terre di San Benedetto dei luoghi unici, dove il silenzio e la bellezza del paesaggio invitano alla meditazione e alla ricerca di Dio.
Le prime forme di ascetismo praticate da alcuni Monaci siriani in Val Castoriana (nei pressi di Norcia) fin dal sec. IV, furono la culla del Movimento monastico occidentale, fondato da San Benedetto.
L’itinerario benedettino tocca borghi e Abbazie dalla storia millenaria, dove la stretta simbiosi dell’uomo con la natura, da sempre ha caratterizzato l’esperienza religiosa e culturale di quelle genti.
Benedetto nacque a Norcia nel 480 d.C. e qui, sull’area di antiche costruzioni romane e, in particolare, della casa natia del Santo, fu eretta la grande Basilica di San Benedetto.
Il Priorato di San Benedetto di Norcia era alle dipendenze della vicina Abbazia di Sant’Eutizio e, al seguito di alterne vicende, che culminarono con la separazione delle due chiese, nel 1369 venne istituito un titolo abbaziale comune, sotto l’osservanza della Regola monastica.
Dopo appena un secolo, le due comunità benedettine furono definitivamente separate e indipendenti l’una dall’altra.
Poco distante da Norcia è la chiesa di Santa Scolastica, eretta sul luogo in cui la Santa – sorella gemella di Benedetto – organizzò il Secondo Ordine Bendettino, e dove visse fino a pochi anni prima della morte, quando si trasferì a Montecassino, per ricongiungersi al fratello.
Fra gli antichi possedimenti dell’Abbazia di Sant’Eutizio, era la chiesa di San Salvatore di Campi, sotto il titolo di “pieve di Santa Maria”. Questa, intorno sec. al XII-XIII, quandò perdendo il suo prestigio e interesse religioso, a causa al continuo sviluppo del nuovo castello di Campi, fin quando i prodigiosi miracoli di una grande immagine del Crocefisso richiamò nuovamente la devozione e la pietà dei fedeli.
Scendendo a valle, e lasciati alle spalle i borghi fortificati di Cerreto e Vallo di Nera, s’incontra il piccolo centro di Castel San Felice arroccato su una piccola altura.
Alle sue pendici, l’Abbazia di San Felice si staglia con la bella facciata romanica contro il verde smagliante dei boschi. Sotto la maestosa abside, alleggerita da lesene e archetti pensili, scorre tranquillo il fiume Nera, svogliato come un gigante assopito per “farsi perdonare” le disastrose piene che, prima dell’arrivo dei Benedettini, inondavano la Valle circostante, distruggendo il raccolto dei contadini e creando vaste zone paludose dove dilagava la malaria.
Continuando l’itinerario benedettino verso Terni, si incontra, nei pressi di Ferentillo, la grande Abbazia di San Pietro in Valle, sorta sul luogo di sepoltura di due eremiti orientali, Lazzaro e Giovanni, per volere del longobardo Faroaldo II, Duca di Spoleto.
Attraversate le montagne che separano la Valnerina dalla Valle Spoletina, si sale verso Monteluco di Spoleto, dove si trovano numerosi insediamenti eremitici fondati da Monaci siriani, come l’eremo di Sant’Antimo.
Gli eremiti di Monteluco, pur mantenendo il loro isolamento in piccole grotte disseminate sulle pendici del monte, dipendevano dalla vicina Abbazia di San Giuliano, eretta in questo periodo e assorbita nell’orbita benedettina dopo la morte del suo fondatore, Sant’Isacco. Il corpo del Santo, morto intorno al 552 d. C. e sepolto nella chiesa di San Giuliano, nel corso del sec. XVI venne traslato nella cripta della chiesa di Sant’Ansano di Spoleto.
All’interno di Spoleto, l’itinerario benedettino si snoda tra antichi edifici di culto, quali la chiesa di San Paolo inter vineas, risalente al sec. X, e la Basilica di Sant’Eufemia, annessa all’antica residenza Ducale (oggi Palazzo Arcivescovile) ed unico edificio sacro, in Umbria, ad avere i matronei.
La chiesa di San Nicolò, già nel sec. XI, era alle dipendenze dell’Abbazia di Sant’Eutizio di Preci; benedettina fu pure l’antica chiesa di San Gregorio Maggiore, sorta su un’area cimiteriale, dove venivano seppelliti i corpi dei martiri straziati nel vicino anfiteatro romano.
Appena fuori dalle mura cittadine, si incontrano due antichi edifici cristiani, imponenti nelle strutture architettoniche ed eleganti nelle decorazioni plastiche, come il Monastero di San Ponziano e la Basilica di San Salvatore risalente al periodo paleocristiano.
Attraversando l’amena Vallata spoletina alla volta dell’Abbazia di San Felice di Giano sui Monti Martani, si scopre un paesaggio incantevole, che allo stesso San Francesco inspirò la famosa frase «Nihil jucundius vidi valle mea spoletana» («Non ho mai visto nulla di più piacevole della mia valle spoletana»).
I Monti Martani, già evangelizzati intorno al sec. IV dai primi cristiani che si spostavano lungo l’antico tracciato della via Flaminia, conobbero l’opera benedettina attraverso due importanti complessi abbaziali sorti sulle fondamenta di edifici romani: l’Abbazia dei Santi Fidenzio e Terenzio e l’Abbazia di Santa Maria in Pantano presso Massa Martana.
Dei numerosi luoghi benedettini che arricchiscono l’Umbria, ricordiamo l’antica Abbazia di San Benedetto al Subasio, da sempre testimone dell’amicizia tra Francescani e Benedettini e l’Abbazia di San Silvestro di Collepino, fondata dallo stesso Benedetto e divenuta, in seguito, Camaldolese.
Nei pressi di Foligno, percorrendo la stretta strada che attraversa l’angusta Valle del torrente Renaro, appare maestosa l’antica Abbazia di Santa Croce a Sassovivo, arroccata sul ripido declivio della gola.
Sulle tracce della presenza benedettina nel ternano, partendo dall’antica chiesa di Sant’Alò di Terni, si attraversano borghi e castelli ricchi di storia; in alcuni casi si incontrano complessi edificati all’interno di centri storici fortificati, come il San Nicolò di Sangemini, in altri e più frequentemente, si incontrano Abbazie sorte fuori dalle mura cittadine ed in prossimità dell’antico tracciato della via Flaminia.
Tra queste, oltre al complesso monastico di San Damiano di Carsulae, la splendida Abbazia di San Cassiano di Narni, fondata già nella metà del sec. VI e fortificata con possenti mura per difendere la via Flaminia; la chiesa di San Michele Arcangelo a Schifanoia e la vicina Abbazia di Santa Pudenziana.
In prossimità dell’abitato di Taizzano, nel cuore della campagna narnese, sorge l’Abbazia di Sant’Angelo in Massa sui resti di un’antica villa romana.
Salendo alla volta di Stroncone, s’incontrano due antichi Monasteri benedettini, i quali, nonostante il lento e progressivo abbandono, con le loro austere vestigia romaniche, invitano ancora oggi il pellegrino al raccoglimento ed alla preghiera: l’Abbazia di San Benedetto in fundis e l’Abbazia di San Simeone.
Seguendo le “orme” di San Benedetto, l’itinerario benedettino propone un percorso intenso, seppur limitato geograficamente, che meriterebbe di essere allargato all’intera regione dell’Umbria, dove ogni pellegrino, compiendo un cammino tra fede, arte e natura, comprende che il suo cercare nella vita terrena lo condurrà ad una mèta più alta, alla luce che infonde di sé ogni uomo che le si avvicini, lo condurrà a Dio.
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